Ricordare, raccontare, tramandare: la memoria come dono
Abbiamo chiesto alle colleghe e ai colleghi che lavorano nei centri diurni, case residenze e assistenza domiciliare di raccogliere le testimonianze delle persone anziane sulla guerra e la Resistenza. Un impegno di cura, rispetto e responsabilità sociale per costruire un patrimonio di memoria collettiva da trasmettere alle nuove generazioni.

La memoria prende voce
In occasione dell’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, abbiamo deciso di raccogliere testimonianze sulla guerra e sulla Resistenza. Grazie all’adesione e al lavoro delle operatrici e operatori è nato il progetto Cartoline dalla Resistenza: una cartolina che verrà spedita in occasione del 25 aprile con i testi emersi dalla memoria delle persone anziane di cui ci prendiamo cura ogni giorno. Tutti i racconti e le testimonianze sono raccolte in uno speciale del nostro Editoriale Scoop on line.
Raccogliere queste testimonianze è un modo per educare noi stessi e le future generazioni per dare un segnale forte e chiaro: il fascismo non può e non deve trovare spazio nelle nostre società.
Antonella De Agostini, educatrice del Centro Diurno Ca’ Mazzetti, ci ha raccontato con emozione il lavoro svolto insieme alle sue colleghe e ai suoi colleghi in questa occasione speciale. Antonella ha utilizzato come metodologia di riferimento il progetto “Raccontiamoci”, già sperimentato con successo presso il Centro Diurno Ca’ Mazzetti, in cui le persone anziane condividono in cerchio esperienze e frammenti di vita.
Ascolto, rispetto, relazione
Antonella definisce il suo ruolo come quello di un’archeologa della memoria: «Raccogliamo con rispetto e sensibilità frammenti preziosi di vite vissute – racconta – ogni ricordo è un dono che ci viene affidato». Grazie alla capacità di ascolto e alla sensibilità delle operatrici e degli operatori, le persone anziane hanno potuto raccontare esperienze di vita profonde e spesso intense, recuperando un senso di appartenenza e valorizzando il proprio vissuto.
Emozioni condivise, storie tramandate
«Alcune persone inizialmente pensano di non ricordare nulla – racconta Antonella – ma basta l’emozione di un altro ospite per far emergere ricordi che sembravano perduti». Nel racconto si recupera il senso di appartenenza, ci si riconosce: «Anche tu hai vissuto questo? Anche io!». Un legame prezioso che restituisce dignità e valore all’esperienza di ognuno.
Le testimonianze raccolte hanno fatto emergere ricordi dolorosi e toccanti. Una signora che ancora oggi sogna la guerra ha deciso di partecipare nonostante le forti emozioni che avrebbe provato, mossa da un profondo senso di responsabilità morale verso le nuove generazioni.
Messaggi per le nuove generazioni
Dalle parole delle persone anziane emergono messaggi profondi, diretti soprattutto alle ragazze e ai ragazzi: «Ragazzi, state attenti. Io avevo l’età più bella della mia vita…», oppure «Una volta non avevamo niente, ma avevamo tutto. Ora abbiamo tutto, ma non abbiamo niente». Parole che diventano ponti tra generazioni, moniti per riscoprire valori autentici e contrastare ogni forma di indifferenza.
Solidarietà e umanità anche in guerra
Tra le testimonianze ricorre spesso il tema della solidarietà. Anche nei momenti più difficili della guerra, prevaleva il senso di umanità e condivisione, persino verso i giovani soldati nemici, riconosciuti prima di tutto come persone. Un messaggio potente, che risuona oggi più forte che mai.
Un impegno che guarda al futuro
Il lavoro svolto dalle operatrici e dagli operatori Cadiai non è solo un modo per celebrare la memoria del passato. È un atto di cura, politico e sociale, che restituisce dignità e gratitudine alle persone anziane, custodendo la memoria come strumento vivo di consapevolezza e resistenza civile. Come sottolinea Antonella: «Dietro ogni storia che raccogliamo c’è il nostro impegno ad ascoltare davvero, per tramandare con rispetto ciò che ci è stato affidato».