Richiesta di confronto sullo stato e le prospettive dei servizi di welfare

La lettera inviata da Legacoopsociali al Governo ed alle istituzioni parlamentari sul welfare e sulla situazione nelle regioni meridionali, con particolare riferimento alle iniziative in corso in Campania e Sicilia.

 

Sen. Renato Schifani, Presidente del Senato
On. Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati
On. Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Gianni Letta, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri
On. Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia e Finanze
Sen. Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro e Politiche Sociali
Senatori Capigruppo, Senato della Repubblica

Onorevoli Capigruppo, Camera dei Deputati

 

Roma, 20 dicembre 2010

 

Oggetto: Richiesta di confronto sullo stato e le prospettive dei servizi di welfare,
               con particolare riferimento alla realtà meridionale.

Portiamo con la presente alla Vs. attenzione la grave  situazione di crisi che si  evidenzia, in particolare nelle regioni meridionali, rispetto allo stato ed alle prospettive dei servizi di welfare, nella gestione dei quali sono impegnate molte cooperative sociali, e molte migliaia di lavoratori.

 

Cooperative e lavoratori che, insieme a numerose associazioni di utenti e familiari, stanno da tempo, ed anche in questi giorni, denunciando il serio e reale rischio di chiusura di tante esperienze importanti di servizi territoriali, che lasceranno decine di migliaia di persone senza supporto, e  migliaia di lavoratrici e lavoratori senza lavoro.

 

In Campania, dopo un 2010 in cui la spesa per le politiche sociali e socio sanitarie è rimasta sostanzialmente bloccata, la Finanziaria regionale per il 2011 prevede una spesa dimezzata, mentre scompaiono i trasferimenti nazionali ed europei.
40 servizi socio-sanitari della ASL Napoli 1 sono già chiusi, quelli del Comune di Napoli sono senza copertura finanziaria, le comunità di accoglienza per minori  sono costrette, loro malgrado, a dimettere bambini e ragazzi, tanti Piani di Zona Sociale non hanno la disponibilità di risorse per programmare, già dal 2011, i servizi sul territorio.

Già oggi, oltre un migliaio di persone in condizioni di grave difficoltà (anziani non autosufficienti, disabili, sofferenti psichici, minori abusati, donne vittime di tratta, persone con dipendenze patologiche da sostanze), e le loro famiglie, sono nei fatti abbandonate a se stesse, e molte centinaia di lavoratori delle cooperative sociali che gestivano i servizi hanno perso il lavoro.
Le prospettive per il 2011, a fronte dei dati sopra citati, mettono concretamente in discussione nella regione l’occupazione di circa ottomila lavoratori, e rendono incertissimo il futuro per migliaia di famiglie che temono di perdere ogni pur minimo supporto dei servizi rispetto ai propri congiunti in grave difficoltà.

 

Intanto, i ritardi nei pagamenti da parte pubblica hanno raggiunto livelli abnormi, fino ai 30 mesi: tempi con ogni evidenza incompatibili non solo con la tenuta delle imprese che rappresentiamo, ma con la loro stessa sopravvivenza.

 

Gravemente precari sono nondimeno lo stato e la prospettiva dei servizi per i bambini abbandonati, gli anziani, i disabili fisici e mentali in Sicilia e nelle altre regioni meridionali, a fronte di una ulteriore contrazione delle risorse che mette a rischio di chiusura  servizi  essenziali per le persone più fragili e le comunità in cui vivono, e di un ugualmente intollerabile ritardo nei pagamenti da parte pubblica.

 

Non possiamo altresì tacere la nostra crescente e vivissima preoccupazione per il susseguirsi di intimidazioni e minacce ai nostri cooperatori sociali  e di attentati a sedi e servizi delle cooperative sociali, in particolare ove impegnate nell’utilizzo sociale e produttivo di beni sequestrati alle mafie, in Calabria ed in altri territori del meridione.

 

Non ci sfuggono certamente  i riferimenti al quadro delle risorse, ed agli ineludibili vincoli di compatibilità economica e finanziaria, in questa  fase economica difficile per il Paese.

 

Siamo anzi convinti, come abbiamo  avuto in ogni occasione modo di ribadire, che, in questo difficile contesto, costruire il futuro di un welfare che mantenga carattere di universalità e di equità  implica e richiede certamente soluzioni per una nuova efficienza della spesa, attraverso una effettiva lotta agli sprechi e criteri di massima trasparenza gestionale. Ma nondimeno siamo convinti che il welfare non sia un lusso, e la risposta a diritti essenziali delle persone non sia uno spreco.

Per questo crediamo serva soprattutto definire, attraverso un confronto costante e stringente tra tutti i soggetti, nei territori in primo luogo, priorità nell’utilizzo delle risorse, agire riconversioni nella spesa, modulare le risposte intorno ad obiettivi di appropriatezza ed efficacia; servono politiche di riorganizzazione orientate a privilegiare i servizi di territorio, secondo un’ottica di integrazione socio sanitaria, in luogo del ricorso alla ospedalizzazione impropria e del ritorno all’istituzionalizzazione, ed a promuovere il ruolo dei soggetti sociali ed economici della società civile, in un’ottica di matura sussidiarietà.

 

Ciò a cui stiamo in concreto assistendo va nella direzione opposta.

 

Sono proprio i servizi di territorio, e la loro funzione pubblica, ad essere principalmente e per primi impoveriti fino all’inedia, quando non già ad essere tagliati: mentre è dubbio che da tale scelta possano conseguire effettivi e duraturi risparmi sul piano economico, è certo che già oggi ne derivano tensioni e lacerazioni del tessuto sociale in territori in cui la coesione sociale e l’inclusione sono da tutti affermati come obiettivo prioritario e condizione necessaria anche per la stessa possibilità di  crescita economica.

Analogamente, e purtroppo, è in primo luogo l’imprenditoria sociale e la cooperazione sociale sana, produttiva e radicata nel territorio, che è disposta a mettersi in gioco e ad impegnarsi con ogni energia per la tutela e la promozione di quel fondamentale bene comune che sono i diritti essenziali delle persone, ad essere in concreto indebolita fino allo strangolamento ed al rischio di scomparsa, e con essa il lavoro qualificato ed appassionato delle migliaia di persone che vi operano.

 

Crediamo sia necessario ed urgente che su tale stato di cose, e sulle sue prospettive, si apra anche a livello nazionale un confronto più ampio e più di merito, e proponiamo che esso parta dalla situazione del Sud, dove le condizioni economiche e sociali vanno sempre di più deteriorandosi, come luogo, anche simbolico, nel quale individuare gli elementi concreti ed efficaci su cui costruire le solide basi di una ripresa strutturale che parta dalle persone, dalle comunità, dalla società civile.

 

Chiediamo al Governo ed alle Istituzioni parlamentari  di promuovere tale confronto, attivando idonei tavoli nazionali che vedano il coinvolgimento delle diverse realtà  (Istituzioni e soggetti sociali ed economici) che hanno ruolo e responsabilità nel disegno e nella concreta realizzazione delle politiche di welfare nei territori.

 

Confermiamo, per parte nostra, la piena disponibilità a questo percorso della scrivente associazione e delle cooperative sociali aderenti,

 

Auspicando possa esservi la Vs. disponibilità ad  incontri che ci consentano di approfondire quanto in sintesi esposto nella presente, ed in attesa di un Vs. cortese riscontro, cogliamo l’occasione per porgerVi i nostri sinceri auguri di Buone Feste e di Buon Anno.

 

 

La Presidente di Legacoopsociali
Paola Menetti