Educatrici/Educatori: CADIAI colma un vuoto normativo. “Stessa professionalità, stesso livello”

Il nodo riguarda le educatrici e gli educatori privi dei requisiti previsti dalla Legge 205/2017 e confermati dalla Legge 55/2024: figure che, pur avendo fino a dieci anni di esperienza, non possono accedere all’albo professionale e quindi non possono essere qualificati come Educatori socio-pedagogici

Con la legge 55/2024 “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali” che riforma il settore con l’obiettivo di valorizzare queste professionalità attraverso l’istituzione degli albi professionali specifici per Pedagogisti e Educatori Professionali Socio-Pedagogici (al momento ancora non attivi) e la definizione dei requisiti di accesso (titoli di studio e tirocinio abilitante), dei campi di intervento e delle modalità di esercizio delle professioni, l’iscrizione all’albo diventa un requisito necessario per l’esercizio professionale. Nonostante siano previsti “percorsi di regolarizzazione” per molti di quelli che già operano in questo settore, la normativa esclude tante/i operatrici/operatori che già lavorano in tutta Italia. 

Per colmare quello che ad oggi è un vuoto normativo, CADIAI compie una scelta di responsabilità e visione, intervenendo per evitare una disparità di trattamento economico e di riconoscimento lavorativo. A partire dal 1° gennaio 2026 la cooperativa riconoscerà il livello D2 a tutto il personale educativo senza titolo previsto dalla legge, purché con almeno cinque anni di anzianità all’interno di CADIAI. Una misura progressiva che nel giro di due anni coinvolgerà tutte le educatrici/educatori oggi prive dei requisiti richiesti per l’accesso all’albo professionale.

“La nostra Cooperativa storicamente porta avanti e ha fatto propria l’attenzione alle lavoratrici e ai lavoratori con politiche di gestione del personale e di sempre migliori condizioni lavorative –spiega Giulia Casarini, Presidente di CADIAI –.Vogliamo continuare a farlo soprattutto oggi che il lavoro sociale sta attraversando un momento particolarmente difficile e perché la qualità del lavoro passa anche dalla qualità delle condizioni in cui si opera. Per questo abbiamo scelto di intervenire direttamente, valorizzando le competenze maturate sul campo e mettendo in sicurezza chi, per ragioni normative, rischiava di restare fuori dal settore nonostante anni di esperienza”.

Il nodo riguarda le educatrici e gli educatori privi dei requisiti previsti dalla Legge 205/2017 e confermati dalla Legge 55/2024: figure che, pur avendo fino a dieci anni di esperienza, non possono accedere all’albo professionale e quindi non possono essere qualificati come Educatori socio-pedagogici. A livello nazionale non esiste al momento alcun percorso di qualificazione per chi non possedeva i requisiti già al 1° gennaio 2018, lasciando migliaia di operatrici e operatori in una condizione di incertezza lavorativa.

In CADIAI questa situazione riguarda circa il 30% del personale educativo, oggi inquadrato come D1 secondo il CCNL, nonostante svolga le stesse funzioni e responsabilità delle colleghe e dei colleghi in D2.

“Non possiamo accettare che un vuoto normativo generi ingiustizie così profonde – prosegue Casarini – né che competenze reali vengano cancellate da un requisito formale retroattivo. Per questo abbiamo scelto di utilizzare risorse interne, non riconosciute da alcun finanziamento esterno, perché crediamo che chi lavora con noi debba poter contare su condizioni giuste e su un riconoscimento coerente con ciò che fa ogni giorno. È un messaggio chiaro: stare in CADIAI significa stare meglio che altrove, anche in un momento di grande difficoltà per il settore e speriamo che questa nostra iniziativa faccia da apripista a valutazioni nazionali che sono necessarie per il rispetto delle persone e della loro professionalità”.

La decisione è stata accolta positivamente anche dalle organizzazioni sindacali, che ne hanno riconosciuto l’importanza e l’attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori.

Con questo intervento CADIAI si pone un passo avanti rispetto alla contrattazione nazionale, offrendo un modello di gestione che valorizza l’esperienza, tutela la qualità dei servizi educativi e mette al centro le persone, in attesa che la normativa regionale o nazionale fornisca una risposta strutturale. Una scelta che conferma, ancora una volta, il ruolo della cooperazione sociale come luogo di innovazione, equità e responsabilità.