“Un altro welfare: esperienze generative”

Un’indagine per mettere in luce il contributo del terzo settore alla coesione sociale in Emilia Romagna. Fra i progetti analizzati anche il nostro “Caffè San Biagio”.

 

Un altro welfare: esperienze generative” è un’indagine che nasce nell’ambito del gruppo di lavoro economia sociale, composto da funzionari della Regione Emilia-Romagna ed esponenti delle tre centrali cooperative e del Forum del Terzo Settore, con l’obiettivo di mettere in luce il contributo offerto dal terzo settore a favore della coesione sociale e territoriale nella regione.

A questo scopo si è proceduto ad un’analisi di casi, a partire da un primo campione di 55, identificati con il contributo dei rappresentanti del Forum e delle centrali cooperative in base a caratteristiche di innovatività e rappresentatività rispetto ad alcuni ambiti di attività/gruppi target.

Il gruppo di lavoro tecnico ha messo a punto una griglia di analisi che ha consentito di selezionare un campione di 23 casi oggetto di successivo approfondimento sul campo.

Al termine, 16 casi sono stati oggetto dell’analisi valutativa finale che ha condotto alla identificazione dei valori prevalenti che ciascun caso ha avuto la capacità di produrre per la comunità di riferimento:
• valore sociale
• valore culturale e di partecipazione civica
• valore ambientale
• rafforzamento istituzionale
• valore economico
ed alle forme che questi hanno assunto di volta in volta ponendoli in rapporto agli elementi di contesto, ai bisogni individuati, ai differenti attori sociali.

Per ciascun progetto sono stati poi identificati i meccanismi generativi del valore per la collettività,
individuandone sei tipologie denominate:
1. Identità e motivazione intrinseca
2. Imprenditorialità civile
3. Visioni, saperi e sistemi di apprendimento
4. Approccio sussidiario della pubblica amministrazione
5. Partecipazione e governance
6. Qualità della rete e produzione di beni relazionali.

L’analisi dei casi fornisce la possibilità di rappresentare le politiche pubbliche come il risultato della combinazione degli apporti di soggetti pubblici e del privato sociale nell’erogazione di servizi di interesse generale, in cui la partecipazione congiunta di tali soggetti rappresenta un presupposto qualitativo imprescindibile e non surrogabile. Un’ulteriore considerazione è la capacità delle politiche in partnership pubblico/privata non solo di rendere maggiormente efficienti ed efficaci servizi di pubblica utilità storicamente presidiati dal modello di welfare state, ma anche di individuare ed erogare servizi in campi nuovi ed aggiuntivi. Ciò a condizione di trovare nuove possibili sinergie dove i portatori di bisogno e più in generale la società civile sono considerati anche capaci di apportare risorse, in particolare competenze e conoscenze.

La possibilità che tali risorse vengano realmente attivate e fatte confluire in interventi sostenibili e capaci di produrre innovazione sociale, dipende conseguentemente anche dalla capacità dei soggetti pubblici e privati di modificare il proprio approccio rispetto al ruolo nella partecipazione alla sfera pubblica, nonché gli strumenti di implementazione del sistema di welfare.

 

 

Fra i 16 progetti finali selezionati in tutta la regione, c’è anche il “Caffè San Biagio”, nato dalla collaborazione fra Cadiai e il Distretto di Casalecchio dell’Azienda USL di Bologna.

 

L’obiettivo del Caffè (prima Alzheimer, poi San Biagio, perché nome preferito dai familiari) è quello di alleggerire il carico emotivo dei care-giver, offrire un servizio di counseling per sostenerli nel loro impegno di cura e contribuire alla diffusione delle conoscenze relative alla malattia e al superamento della condizione di isolamento in cui malati e familiari molto spesso si trovano.
Caffè San Biagio è ospitato nella Sala Polivalente della Casa Residenza e Centro Diurno “San Biagio” di Casalecchio di Reno.
Agli incontri, condotti da una psicologa e da una geriatra, con il supporto di un fisioterapista e di un animatore, partecipano: familiari di malati di demenza, spesso accompagnati dagli anziani che assistono, per i quali sono previste attività specifiche; qualche assistente familiare; qualche caregiver non familiare; qualche anziano solo, individuato ‘a rischio’, che viene sollecitato a partecipare a scopo di prevenzione e di riattivazione psico-motoria.