Quando Cadiai iniziò a occuparsi di medicina del lavoro

50 anni di storie dai verbali di Cadiai
Di Tito Menzani

Tra i tanti servizi offerti da Cadiai c’è quello di medicina del lavoro. Da qualche anno opera sotto l’insegna di Cadiai Safe e coinvolge lavoratori e lavoratrici altamente qualificati. Di fatto, si offre alle aziende l’assunzione dell’incarico di medico del lavoro, per accertamenti preventivi e periodici, in relazione alla sorveglianza sanitaria e alle altre disposizioni di legge correlate.

Ma quando è nato tale servizio in Cadiai?
Dobbiamo andare al 3 agosto 1989. La presidente della cooperativa era Paola Menetti, che aveva convocato un consiglio di amministrazione alle 16.30 presso la sede, all’epoca in via dell’Indipendenza 56. Proprio venti giorni prima, l’allora sindaco Renzo Imbeni, sulla base del nuovo piano-traffico redatto dall’architetto Bernhard Winkler, aveva chiuso parzialmente la circolazione in tale strada, con la collocazione di imponenti fioriere. Il primo punto all’ordine del giorno era il seguente: «Rapporti con la Cooperativa Nuova Sanità: proposta di integrazione nella Cooperativa Cadiai del servizio di medicina del lavoro». Seguivano altri punti di più circoscritta importanza.
Nuova Sanità era nata nel 1979 come cooperativa fra medici. Avrebbero operato soprattutto nell’ambito dell’allora relativamente recente legislazione a tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Ben presto la base sociale di Nuova Sanità si allargò ad altre figure specialistiche, definite «psico-sociali», concentrate sul versante socio-educativo. Costoro, invece, avrebbero avuto a che fare con persone anziane sole, tossicodipendenti, adulti emarginati, minori in carcere al Pratello e altre situazioni simili. A dieci anni dalla fondazione della cooperativa, la coabitazone tra le due famiglie professionali dei soci si era fatta tesa, con visioni differenti fra il presidente e il vicepresidente, rispettivamente rappresentanti delle aree di medicina del lavoro e psico-sociale.
La Lega delle cooperative suggeriva una fusione tra Cadiai e Nuova Sanità, che creasse un soggetto più forte nel quale i personalismi e le frizioni potessero stemperarsi. Paola Menetti e il resto del CdA erano d’accordo, mentre Nuova Sanità era spaccata sul da farsi, con i soli medici a vedere con favore tale integrazione. La discussione fu lunga. Alla fine, si decise che l’area di medicina del lavoro fuoruscisse da Nuova Sanità per approdare in Cadiai, che acquistò dalla consorella anche tutta la strumentazione utilizzata in quel servizio per un importo complessivo di venti milioni di lire.

Si legge sul verbale: «il risultato raggiunto, pur non completo, è comunque assai positivo, perché consente alla Cadiai di qualificarsi quale struttura a valenza sociale e sanitaria, ribadendo così una posizione di leadership nel settore e garantendosi rilevanti aperture strategiche».
In un nuovo consiglio di amministrazione, tenutosi a metà settembre, si ribadì la grande importanza della scelta fatta e si rivolse «un caloroso benvenuto» ai nuovi colleghi. Era tangibile la soddisfazione per le possibili sinergie tra servizi sociali e servizi sanitari. Si deliberò di attivarsi, tramite la Lega delle cooperative, per una convenzione in materia di medicina del lavoro con la Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna). Inoltre, si stabilì che due rappresentanti di questa nuova area – i medici Roberto Casadio e Nicola Iaizzi – per un certo periodo fossero invitati alle riunioni del consiglio di amministrazione, per facilitare l’integrazione nella cooperativa.

Sono passati trentacinque anni e il servizio di medicina del lavoro continua a rappresentare un fiore all’occhiello per Cadiai.