Istruttoria pubblica sulle politiche di welfare locale

L’intervento della presidente di CADIAI, Franca Guglielmetti: "La messa a sistema delle badanti non può essere considerata la panacea".

 

CADIAI è una delle 500 realtà del Terzo Settore che a Bologna contribuiscono alla realizzazione dei servizi di welfare di questa città. Nasce ed opera a Bologna, quasi esclusivamente a Bologna, da 36 anni. Ha oggi circa 1200 dipendenti di cui 677 sono anche soci; tra questi dipendenti 465 lavorano in servizi presenti nel Comune di Bologna e 471 sono cittadini di questo comune e quindi contribuiscono, con il loro lavoro, a determinare la ricchezza di questo comune.

 

A Bologna CADIAI gestisce cinque nidi d’infanzia, per un totale di oltre 220 posti, quasi tutti in convenzione o in concessione con il Comune di Bologna; gestisce tre centri diurni, una residenza socio riabilitativa e due gruppi appartamento per disabili, oltre a partecipare con altre realtà del terzo settore alla gestione di altre due residenze per disabili, in convenzione con l’Azienda USL – Distretto di Bologna, per un’accoglienza totale di oltre130 utenti; svolge il servizio di assistenza domiciliare agli anziani ed ai disabili, insieme ad altre cooperative sociali, in convenzione con il Comune di Bologna e con l’Azienda USL del distretto di Bologna, per oltre 2000 utenti.

 

Questi numeri per dare la misura del contributo che CADIAI ha dato e continua a dare allo sviluppo ed al consolidamento del sistema di welfare di questo Comune. Un contributo significativo, che dura negli anni e che è stato protagonista, insieme al Comune e alla ASL, ad altre realtà del movimento cooperativo, di importanti processi innovativi: penso alla de-istituzionalizzazione che ha portato al superamento dell’ospedale psichiatrico; penso all’implementazione della rete dei servizi alla prima infanzia attraverso il progetto Karabak.

 

Un impegno che ha saputo tradursi anche in contributo scientifico e culturale, prodotto attraverso la promozione di alcune importanti ricerche, sviluppate anche a livello europeo (in particolare sul tema dei disabili anziani e sulla creazione delle reti sociali), attraverso l’organizzazione di convegni che sono ormai diventati per la città un appuntamento annuale (penso al progetto “Assistere ascoltando” ciclo di seminari dedicati ai servizi per gli anziani) attraverso iniziative artistiche accolte nel cuore della vita culturale di Bologna (la mostra fotografica dedicata al gruppo appartamento “S.Isaia 96” ospitata alla Sala Borsa e al Museo della Sanità di Via Clavature).

 

È andando in continuità con questa tradizione, con questa storia, che colloca CADIAI tra le realtà più significative del terzo settore a Bologna, che oggi porto a questa assemblea due progetti che troveranno sviluppo nei prossimi mesi.

 

Ad agosto abbiamo ottenuto il finanziamento europeo per un progetto Grundtwig che ci consentirà di visitare e conoscere la realtà dei servizi per anziani con disabilità di altri quattro paesi europei: si tratta di un progetto che CADIAI ha elaborato in collaborazione con AIAS e che vede coinvolti anche il Comune di Bologna e l’Azienda USL del distretto di Bologna nelle persone dei referenti per i servizi ai disabili adulti dei due enti.

Il secondo progetto riguarda la sperimentazione di un servizio domiciliare condominiale elaborato in sinergia con la cooperativa edificatrice Ansaloni e che si svilupperà nel Comune di Ozzano, una volta terminati i lavori di costruzione di un nuovo insediamento abitativo: una serie di alloggi destinati a giovani coppie e ad anziani e che potranno contare su di un centro servizi che offrirà aiuto domestico, servizio di baby sitting e assistenza domiciliare.

 

Ed è a partire da questa piccola sperimentazione che voglio prendere l’avvio per parlare del servizio di assistenza domiciliare agli anziani.
In più di un intervento si è fatto riferimento a questo servizi e in più occasioni si è detto che deve essere profondamente rivisto.
Su questa necessità siamo pienamente concordi e noi per primi abbiamo espresso questa necessità già lo scorso anno, anche in momenti di pubblico dibattito. Il problema è capire come arrivare a definire un nuovo modello e con quale gradualità. Per ora abbiamo assistito ad una lenta riduzione delle ore erogate, riduzione che ci sta portando ad avere problemi significativi di mantenimento del posto di lavoro (tengo a precisare che sugli oltre 150 operatori di CADIAI che lavorano nell’assistenza domiciliare a Bologna solo 2 hanno un contratto a termine, tutti gli altri sono a tempo indeterminato).

 

In più occasioni si è parlato, nella revisione di questo modello, della necessità di mettere a sistema la presenza delle badanti, di regolarizzare la loro posizione e includerla nel sistema dei servizi offerto dal Comune ai suoi cittadini anziani, attraverso provvedimenti che garantiscano supervisione, programmazione e sostegno economico.
Siamo più che disponibili a confrontarci su questa proposta e a fare le nostra parte, se sarà necessario, anche se per CADIAI questa rappresenta una sfida particolare: CADIAI infatti nasce come cooperativa di badanti e i nostri 36 anni di storia li abbiamo impegnati in un difficile percorso di qualificazione e professionalizzazione del lavoro di cura. È proprio vero che la storia si ripete, ma se il percorso è questo, chi più di noi può dare un contributo fattivo.

 

Ritengo però doveroso sottolineare due cose importanti

 

La prima riguarda il fatto che la messa a sistema delle badanti non può essere considerata la panacea: il fenomeno nasce come auto organizzazione delle famiglie e normalizzare, regolarizzare questa auto organizzazione non è facile, può comportare scelte e impegni che ridurranno comunque il margine di risparmio previsto; inoltre non tutte le famiglie possono sostenere la presenza di una badante, per questioni economiche, logistiche e anche cognitive; non tutti gli interventi richiesti sono alla portata della scarsa professionalità delle badanti. Si tratterà di integrare, supplire, monitorare ovvero introdurre un impianto organizzativo la cui portata non abbiamo ancora stimato fino in fondo.

 

Secondo, se davvero la storia si ripete, allora è possibile immaginare che anche queste donne, che oggi lavorano in modo irregolare, spesso isolate insieme all’anziano, in una grande solitudine, progressivamente si muovano verso un miglioramento delle loro condizioni lavorative.
E questo, in parallelo al riallineamento economico che oggi sembra portare i paesi nord occidentali ad una lenta riduzione del loro livello di ricchezza e i paesi in via di sviluppo, da cui queste donne provengono, ad una lenta, ma in alcuni casi anche molto veloce, crescita economica.

 

Allora noi dobbiamo pensare al fenomeno delle badanti come fenomeno in evoluzione, che si trasformerà perdendo le caratteristiche di irregolarità ed economicità che ha oggi.
Il problema di garantire la cura nel lungo periodo invece perdurerà, aggravandosi nel tempo.
Non possiamo pensare di risolverlo così, seguendo, anzi inseguendo la spontanea evoluzione dei fenomeni sociali.
Dobbiamo porci in un’ottica di cambiamenti strutturali, che portino a dirottare nuove risorse su questo settore, per assicurare in modo certo ed organizzato la cura a lungo termine a tutti i cittadini che ne hanno e ne avranno bisogno.

 

Franca Guglielmetti
Presidente di CADIAI

 

 

Bologna, 23 settembre 2010