Il welfare di domani tra pubblico, privato, no profit e cittadini

Al convegno organizzato da CADIAI per i 40 anni di attività
l’intervento del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti
e i progetti elaborati dalla Cooperativa sociale per affrontare i cambiamenti dei prossimi anni.

“Immaginare e non sognare il welfare del futuro. È su questa sostanziale differenza che abbiamo organizzato questo incontro, partendo da quello che immaginano i nostri lavoratori, che concretamente costruiscono il welfare ogni giorno, per il futuro, chiedendo loro come e verso quali scenari si debba tendere. Abbiamo voluto che il nostro 40esimo anniversario non fosse, così, un momento solo di autocelebrazione ma che si caricasse del significato di una riflessione più ampia e lungimirante, estendendo e rivolgendoci alla cittadinanza intera, ai nostri referenti istituzionali e a coloro che operano nel settore per ragionare assieme di un futuro che ci riguarda tutti”, con queste parole Franca Guglielmetti, Presidente CADIAI, descrive e riassume il tema del seminario “Immaginiamo il welfare di domani”, organizzato dalla Cooperativa sociale per festeggiare i 40 anni di attività.

Il confronto è stato aperto dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, con l’intervento “Il welfare può essere il lavoro del futuro?

“La cooperazione sociale e, più in generale, il terzo settore, con le competenze e le energie che esprime” – sottolinea Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali – “svolge un ruolo essenziale per far evolvere il nostro sistema di welfare che, finora, ha per lo più contato sulla famiglia e lo Stato”.

“Il governo” – aggiunge il Ministro – “è impegnato a determinare le condizioni affinché si superi una concezione residuale secondo la quale il terzo settore dovrebbe intervenire solo quando lo Stato non ce la fa ed il privato non lo ritiene redditizio: il terzo settore va invece considerato una parte istitutiva di una nuova idea di economia e di società, dove non esistono solo lo Stato ed il mercato, ma ci sono comunità di cittadini che si organizzano per far fronte ai propri bisogni”.

“Quando ad organizzarsi sono i lavoratori, non raramente insieme agli utenti, come nel caso della cooperazione sociale” -prosegue Poletti- “si realizza uno dei momenti più alti di condivisione e partecipazione responsabile e si pongono le basi per una società più efficiente e coesa”

“Su questo sfondo” – conclude il Ministro- “il disegno di legge delega di riforma del terzo settore punta, in attuazione del principio di sussidiarietà, a sostenere il protagonismo e l’iniziativa dei cittadini che si associano per perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione e l’inclusione e valorizzando, al tempo stesso, il potenziale di crescita e di occupazione del settore”.

Nel corso del seminario sono stati presentati i progetti che CADIAI ha realizzato per studiare e anticipare il mutamento del welfare nei prossimi anni.

Tre approfondimenti portati avanti in tre ambiti diversi, spaziando dal proprio interno, ossia la Cooperativa stessa, al mondo imprenditoriale, all’analisi delle reali esigenze della popolazione. Il tutto con l’obiettivo di studiare il presente per essere pronti e in grado di affrontare le esigenze di domani attraverso una risposta adeguata e soprattutto sostenibile.

Il welfare del 2024

Nel primo progetto, realizzato con la collaborazione Tito Menzani, Professore della Scuola di Economia, Management e Statistica dell’Università d Bologna, è stato selezionato un gruppo di sessanta tra soci e dipendenti di CADIAI, ulteriormente divisi in tre gruppi per favorire un confronto in grado di disegnare un’idea di quello che sarà il welfare nel 2024. La percezione emersa è che “il welfare continuerà ad evolvere, ma con un ridimensionamento del concetto di “gratuità” dei servizi, a beneficio di una compartecipazione economica diretta dei cittadini-utenti che vi accedono”. In sostanza, i servizi erogati attraverso il personale pubblico potrebbero diminuire, lasciando maggiore spazio per l’azione di imprese private o cooperative. La previsione è inoltre che il ruolo dello Stato centrale potrebbe venir meno e crescere quello degli enti locali, con il pericolo, però che aumentino le differenze tra territori economicamente ricchi e aree depresse.

Di fronte ad un quadro simile, il rischio principale percepito dagli addetti ai lavori, è “lo svuotamento della funzione sociale dei servizi, all’insegna di un welfare con bassi costi e bassa qualità, senza attenzione specifica agli utenti”. Per questo motivo ritengono sia necessario “formare e informare tutti i cittadini del valore sociale e civile di un sistema pensato per migliorare la qualità della vita delle persone e per dare tutela alle fasce deboli e incaricare la classe politica di prestare attenzione al contenuto dei servizi, alla professionalità di chi ci lavora, al ruolo che il welfare ha nell’evitare altri e più gravi costi sociali”. A conclusione del progetto, tra le proposte emerse, ci sono la creazione di punti d’ascolto territoriali, la pianificazione di momenti di interscambio di informazioni fra addetti ai lavori, la realizzazione di un progetto che veda una compartecipazione di anziani e bambini utenti di CADIAI in una collaborazione intergenerazionale, la creazione di un servizio specifico rivolto a una nuova tipologia di utenti, e cioè quei papà e quelle mamme in difficoltà nel ruolo di genitori.

Il welfare aziendale e territorio

Il secondo progetto, incentrato sul futuro del welfare aziendale, si è sviluppato attraverso un dialogo tra le aziende socie di Impronta Etica, un’associazione d’imprese per la promozione della responsabilità sociale d’impresa. Il punto centrale, emerso dal confronto, sta nell’importanza per le aziende sostenibili di comprendere le reali esigenze del territorio in modo da proporre iniziative di welfare che vadano ad integrarsi e non a sovrapporsi con i servizi già esistenti. Un obiettivo da  raggiungere facendo rete tra le imprese stesse e tra le imprese e gli altri attori del territorio

In questo modo le aziende potrebbero sperimentare strumenti innovativi per rispondere ai nuovi bisogni dei dipendenti e delle comunità e promuovere una collaborazione efficace (privato, pubblico, nonprofit) nella gestione e nell’offerta di prodotti e/o servizi che rispondano ai bisogni sociali emergenti.

Abitare Insieme

L’ultima proposta presentata da CADIAI è quella del welfare di comunità, ossia un welfare che coinvolga tutti i livelli della società, compresi i destinatari, descritto nel “Progetto Abitare Insieme”. Uno studio realizzato in collaborazione con Elisabetta Capelli, Ricercatrice dell’Università Roma Tre, e finanziato dalla Fondazione del Monte. La ricerca ha coinvolto gli abitanti di quattro insediamenti abitativi della Cooperativa Edificatrice Giuseppe Dozza di Bologna.

Attraverso una serie di interviste sono state analizzate le attuali e future necessità di nuclei familiari composti da anziani e non, allo scopo di individuare possibili servizi da proporre e di trovare ambiti di aggregazione “condominiali”.

In sostanza è stata portata avanti ad esempio “l’idea di sottoporre un servizio condiviso di baby-sitting, o di assistenza agli anziani o di collaborazione domestica, non solo per offrire una risposta ai più comuni bisogni delle famiglie che risultasse attrattiva, perché capace di procurare anche un risparmio economico, ma anche per aggregare le persone intorno a un progetto comune per favorirne la conoscenza e allentare i confini invisibili che spesso acuiscono i problemi”.