Cooperazione sociale, frontiera della quarta rivoluzione produttiva

A Bologna un confronto sulle tecnologie 4.0 organizzato dalla Cooperativa CADIAI

Innovazione, nuove tecnologie, sistemi automatizzati incidono sulle dinamiche del lavoro, a prescindere dall’ambito specifico. Non fa eccezione, anzi ne è pienamente coinvolto il settore del welfare in generale e della cura delle persone in particolare. Di questo tema si è parlato nel convegno “ESSERE DATI il lavoro e la cura ai tempi della quarta rivoluzione produttiva”, organizzato dalla Cooperativa CADIAI, in collaborazione con Legacoop Bologna e il progetto VICOO – Visioni COOperative, che si è svolto questa mattina a Bologna. 

Un momento di confronto tra esperienze diverse, come quelle di Alleanza 3.0, IMA e Legacoop Bologna e con il supporto di studiosi ed esperti che stanno analizzando e interpretando le prospettive del prossimo futuro.

«La nuova rivoluzione industriale ha un impatto importante in tutte le sfere del vivere, dall’economia al sociale, nella sfera di lavoro ma anche nella sfera di vita – ha sottolineato Palma Costi, Assessore alle Attività Produttive della Regione Emilia Romagna -. Per questo deve essere colta ed esplosa in tutte le sue potenzialità anche nel mondo dei servizi e della cura. La sfida che ci aspetta è quella di gestire il cambiamento permettendo l’avvicinamento delle persone e delle idee, la realizzazione di nuovi prodotti, la soddisfazione di nuovi bisogni, – al tempo stesso – migliorando la qualità di vita e del lavoro. La cooperazione con il suo sistema di valori e di servizi realizzati è in prima linea in questa sfida, ed in particolare la cooperazione sociale è la vera frontiera della nuova rivoluzione produttiva. Il soggetto che può amplificare i processi di innovazione sociale, trasformandoli in valore aggiunto per l’economia e creando, intorno all’attività di cura, vere e proprie filiere dove aziende, start up innovative che a loro volta possono creare nuovo lavoro di qualità concentrandosi sui processi di miglioramento dell’assistenza. Sfruttando l’utilizzo delle nuove tecnologie sarà possibile da un lato un miglioramento notevole nella qualità della vita degli assistiti, dall’altro il miglioramento della qualità del lavoro di chi esercita l’attività di cura, avendo ben presente il principio che la qualità dell’assistenza dipende essenzialmente dalla qualità del lavoro di chi assiste».

Una sfida che deve essere accolta da tutti gli attori coinvolti comprese le Istituzioni come sottolineato da Federica Mazzoni, Consigliera comunale Bologna e Presidente Commissione Scuola e Cultura:

«L’Industria 4.0 rappresenta una sfida che istituzioni e attori economici devono saper cogliere, poiché coinvolge in maniera pervasiva ogni settore del lavoro, compreso quello della cura nell’accezione più ampia e sfaccettata del termine.

In particolare si deve tenere conto che l’innovazione tecnologica offre impatti molto positivi, e ancora da potenziare, sia per i servizi offerti che per la ricaduta nella qualità della vita delle persone, soprattutto delle donne che sono ancora protagoniste prevalenti quando si parla di lavoro di cura. A partire dai profondi cambiamenti sociali che riguardano il quotidiano delle persone e delle donne che non possono più essere considerate il pilastro fondante del sistema di welfare, dal momento che legittimamente devono avere la possibilità di realizzarsi su tutti i fronti e inserirsi nel mercato del lavoro. Bisogna prenderne coscienza dal punto di vista delle politiche, bisogna dare centralità alla cura nelle politiche pubbliche; l’Industria 4.0 e l’impegno della cooperazione possono dare un contributo decisivo in questo».

Proprio in questo senso va l’incontro organizzato da CADIAI che apre un percorso di analisi e confronto per sfruttare le potenzialità dell’innovazione al meglio.

«I dati parlano chiaro – ha affermato Franca Guglielmetti, Presidente CADIAI –, il fenomeno della tecnologizzazione del lavoro sta investendo tutti i campi. Il punto non è tanto prenderne atto quanto prevederne per tempo gli effetti ed essere preparati al cambiamento, guidandolo piuttosto che subendolo. Dal nostro punto di vista, l’attenzione all’evolversi delle dinamiche lavorative è al primo posto. Riteniamo fondamentale che la Cooperativa da una parte e il lavoratore dall’altra sappia cogliere tutti gli effetti positivi legati alle nuove tecnologie. È inutile trincerarsi su posizioni conservativiste, l’importante è analizzare e “accogliere” l’innovazione con la giusta preparazione.

L’ambito di cui CADIAI si occupa, in particolare quello della cura delle persone, ad una prima impressione potrebbe sembrare toccato solo marginalmente dall’introduzione di nuove tecnologie, ma non è affatto così. Le nuove piattaforme digitali di incrocio domanda/offerta da un lato e l’evoluzione della robotica dall’altro – sottolinea Guglielmetti -, stanno producendo anche nel nostro settore cambiamenti molto significativi ed è necessario per noi interrogarci sul significato di queste evoluzioni cercando, nella misura del possibile, di interpretarle al meglio, condizionandole ai nostri principi ed ai nostri obiettivi nel rispetto di una etica del lavoro che da sempre ci caratterizza.

Crediamo infatti che a fronte di questi nuovi strumenti rimanga inalterato il valore di chi assiste le persone, a patto che sia formato per utilizzare al meglio quanto l’innovazione può offrire». 

Sull’importanza di accogliere la sfida e sul ruolo svolto nell’ambito dei servizi alla persona è intervenuta Rita Ghedini, Presidente Legacoop Bologna.

«L’introduzione delle c. d. tecnologie 4.0, la digitalizzazione dei sistemi di produzione, sembra costituire l’asse della “rivoluzione industriale” di questo secolo – ha affermato Ghedini -. Viene raccontata, prevalentemente per il suo impatto trasformativo nella produzione industriale di beni materiali e nella produzione di servizi standardizzati di largo consumo. Ma importanti ricerche che si trovano già nella fase applicativa fanno facilmente intravedere i suoi impatti nella produzione dei servizi alla persona, in ambito sanitario ed assistenziale, in quegli ambiti cioè in cui l’immaterialità del servizio ha costituito fino ad ora il nodo di qualità su cui si sono costruite professionalità che consideriamo essenziali nella vita di ciascuno di noi e nella sostenibilità del vivere delle nostre comunità: le professioni sociali e sanitarie. Intorno ad esse abbiamo costruito un modello di convivenza evoluto, che consideriamo irrinunciabile e che chiediamo sia continuamente migliorato.

Dobbiamo assumere la sfida che le tecnologie ci offrono ed utilizzare, anche in questo ambito, per migliorare la qualità della vita e la qualità del lavoro delle persone, di quelle che prestano i servizi di cura e di quelli che li ricevono.

Sono in gioco questioni di efficacia che le nuove tecnologie propongono nella realizzazione dei servizi; questioni di sostenibilità economica e di accessibilità; questioni di tutela legale; questioni di sostenibilità sociale.

Queste ultime appaiono estremamente articolate: hanno a che fare con la dimensione dell’identità delle persone, posta a confronto con una dimensione “relazionale” del tutto sconosciuta; hanno a che fare con la questione della disponibilità, dell’autonomia e della qualità del lavoro.

Sono dimensioni in cui si ravvisa la possibilità di un enorme spiazzamento di identità e di equità.

Sono dimensioni cruciali per la democrazia.

Il nostro scopo è affrontarle immaginando modelli di sviluppo che tengano insieme le criticità e le contraddizioni di queste dimensioni continuando a tenere, come è da sempre, per la cooperazione e la cooperazione sociale, le persone, la loro identità e la loro dignità al centro della riflessione e delle scelte».